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Pinkwashing: quando i brand simulano inclusività di genere

Un’occasione per celebrare il ruolo della donna nella storia, uno spazio dedicato alla riflessione sulle pari opportunità, un pretesto per approfondire le questioni di genere. Questo è ciò che oggi rappresenta l’8 marzo, la Giornata Internazionale della Donna.

A noi di Well done!, però, piace sempre partecipare alla conversazione offrendo punti di vista e spunti di riflessione alternativi: ecco perché, oggi, vogliamo parlarvi delle insidie del social washing e in particolare del pinkwashing, ovvero di come alcuni brand talvolta mostrino di aderire alla causa femminista per indurre i consumatori all’acquisto.

Indice

  1. Le origini: donne e cancro al seno
  2. Rosa, verde e arcobaleno
  3. Stereotipi di genere e bellezze conformi
  4. In conclusione

Le origini: donne e cancro al seno

Nato nei primi anni Duemila per smascherare l’ipocrisia di alcune campagne legate alla lotta contro il cancro al seno, “pinkwashing” è un termine tuttora usato per definire quelle pratiche di marketing adottate dai brand per nobilitare la propria immagine.

Rosa, verde e arcobaleno

Il fratello maggiore di questo fenomeno è il greenwashing, che invece costruisce una strategia di comunicazione aziendale focalizzata sul tema della sostenibilità e del basso impatto ambientale. Recentemente, si è parlato molto anche di “rainbow washing”, per definire una vicinanza solo apparente ai temi della comunità LGBTQI+.

Stereotipi di genere e bellezze conformi

Nonostante la dichiarazione d’intenti, il pinkwashing finisce per promuovere stereotipi di genere e modelli di bellezza standardizzati piuttosto che metterli in discussione. Un esempio? La campagna “Love Your Curves” di Zara, dove il colosso del fast-fashion ha mostrato di voler sostenere il movimento body positive servendosi per le sue campagne di modelle dai corpi conformi.

In conclusione

Ogni azienda ha una voce, e questa voce comporta una dose più o meno importante di responsabilità sociale verso chi è in ascolto.
Se si decide di affrontare un tema che coinvolge questioni sociali e diritti civili, è importante averne contezza ed essere capaci di parlarne in maniera consapevole. Viceversa, attenzione a ostentare valori non supportati da basi concrete: l’incoerenza salta all’occhio e diventa un’arma che facilmente ci si ritorcerà contro.

Ti viene in mente qualche altro esempio di pinkwashing? Raccontacelo nei commenti!